Kefir d'acqua

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Note preliminari

Lo zucchero integrale è necessario per l’apporto di sali minerali necessari alla sopravvivenza dei grani di kefir: è perciò necessario che sia vero zucchero di canna integrale con i suoi residui di melassa, e non semplice zucchero bianco colorato col caramello, perché è proprio nei residui di melassa che si trovano i sali minerali che servono ai grani di kefir per poter crescere e vivere a lungo. In alternativa, è possibile utilizzare zucchero bianco più un cucchiaino di melassa.
Se si utilizza acqua del rubinetto, lasciarla in una caraffa aperta per almeno una decina di minuti prima di usarla, in modo da far evaporare il cloro che darebbe fastidio ai microorganismi fermentativi.

Ingredienti

  • Acqua (1 litro)
  • Grani di kefir d'acqua (2-4 cucchiai)
  • Zucchero bianco (2 cucchiai)
  • Zucchero di canna integrale (1 cucchiaio)

Procedimento

1

Scaldare mezzo bicchiere di acqua (va bene anche 30 secondi nel microonde) e versarlo in un barattolo di vetro da un litro.

2

Aggiungere due cucchiai di zucchero bianco e un cucchiaio di zucchero di canna integrale, agitare bene il barattolo e attendere il completo scioglimento dello zucchero.

Nota

Non utilizzare solo zucchero integrale, perché l’eccesso di sali minerali danneggia le colture. La proporzione ideale è 2/3 zucchero bianco e 1/3 zucchero di canna integrale. In alternativa, si può utilizzare tutto zucchero bianco, più un cucchiaino di melassa.

3

Aggiungere acqua fredda fino a riempire il barattolo (in totale sarà circa un litro d’acqua)

Nota

In totale, la concentrazione zuccherina sarà di 40-50 grammi di zucchero per litro d’acqua, di cui due terzi zucchero bianco e un terzo zucchero integrale.

Nota

È fondamentale non prendere l’iniziativa di usare meno zucchero, pensando di fare una cosa salutare, perché è il nutrimento delle colture microbiche: se glielo togliamo diventano meno attive, non fermentano e allora sì che lo zucchero aggiunto rimarrà tal quale, e in poco tempo le colture si indeboliranno.
Non lasciamoci spaventare dal quantitativo di zucchero: non è per noi, ma per nutrire i microorganismi fermentativi, che lo trasformeranno in anidride carbonica, acidi organici quali acido lattico e acido acetico, un po’d’alcol, vitamine del gruppo B e lo utilizzaranno per l’accrescimento della popolazione microbica stessa. Se la fermentazione è completa, alla fine nel kefir sarà rimasto meno dell’1% di zucchero.

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Verficare che l’acqua non sia troppo calda per non danneggiare i microorganismi fermentativi.

Nota

Avendo aggiunto l’acqua fredda al mezzo bicchiere di acqua calda, la risultante temperatura dovrebbe già essere vicina alla temperatura ambiente, e quindi si può procedere subito all’aggiunta dei grani. Se per caso dovessimo percepire una temperatura più calda, attendiamo che la temperatura si abbassi prima di aggiungere i grani.

5

Aggiungere al barattolo i grani di kefir, in proporzione di circa 2-4 cucchiai per ogni litro d’acqua zuccherata.

Nota

La soluzione ideale è prelevare direttamente i grani dal batch di kefir precedente, e aggiungerli a quello successivo. In questo modo rimarranno sempre attivi e vitali.

6

Non tappare il barattolo ma coprirlo con un panno leggero, un fazzoletto o un filtro di carta, legandolo ai bordi con un elastico.

Nota

In questo modo il kefir sarà protetto dalla penetrazione di muffe e insetti, ma sarà possibile la circolazione di ossigeno e anidride carbonica.

7

Lasciare il contenitore a temperatura ambiente per 24-48 ore.

Nota

Al termine della fermentazione, il liquido sarà diventato leggermente opaco, e se scuotiamo delicatamente il barattolo vedremo le bollicine di anidride carbonica emergere a galla.

Nota

Se I grani sono attivi, il kefir sarà pronto già dopo 24 ore. A seconda dei nostri impegni e della frequenza con cui vogliamo prepararlo farlo, possiamo lasciarlo lì anche 48 ore, ma non molto di più se no col tempo i grani si indeboliscono.

Nota

Luce o buio non fa differenza, ma meglio evitare la luce diretta dal sole, e le correnti d’aria che tendono a infastidire le colture microbiche. Se d’inverno fa molto freddo, riponiamo il barattolo in una credenza o un armadietto, dove fara più caldo. Se d’estate fa molto caldo, cerchiamo il posto più fresco della casa. In generale, se fa più freddo la fermentazione procederà più lentamente, se fa più caldo, procederà più velocemente.

Nota

Non scoraggiamoci se le prime volte la fermentazione non sarà vigorosa, o il sapore non sarà eccezionale, perché i grani hanno bisogno di un paio di giri per selezionarsi e adattarsi all’ambiente della nostra casa, la nostra acqua, il nostro zucchero, la nostra temperatura, gli altri microorganismi che circolano. Per cui magari le prime volte rimarrà troppo dolce, oppure saprà molto di aceto, o di alcol, o si svilupperà qualche lievito che farà dei filamenti galleggianti, che ci limiteremo a togliere con un cucchiaio o una bacchetta di legno. L’importante è andare avanti con fiducia: prestissimo avremo dei grani sani e attivi che faranno un ottimo kefir.

8

Imbottigliare il kefir filtrandolo dal barattolo con un imbuto filtrante oppure un imbuto e un colino, in modo da recuperare i grani.

Nota

La soluzione migliore per mantenere la vitalità dei grani di kefir, è avere già pronto un nuovo barattolo di acqua zuccherata al momento dell’imbottigliamento. In questo modo, i grani recuperati nell’imbuto o nel colino, possono essere aggiunti direttamente al nuovo barattolo di acqua zuccherata per preparare il kefir successivo.

Nota

I grani di kefir non devono essere lavati.

9

Il kefir così ottenuto può essere bevuto come tale, oppure sottoposto a una seconda fermentazione.

Nota

Il kefir ottenuto dalla prima fermentazione è una bevanda dal sapore piuttosto neutro, liscia o appena frizzante, e dal sapore leggermente acidulo e dolce (essendo acqua e zucchero gli unici ingredienti, anche il poco zucchero rimasto si percepisce, anche perché il sapore dello zucchero integrale è intenso). Se piace, può essere bevuto come tale ed è già un eccellente probiotico, ma per il gusto dei più, il suo sapore trae enorme giovamento da una seconda fermentazione.

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Se si desidera avviare una seconda fermentazione, aggiungere direttamente alla bottiglia di kefir un succo di frutta, in proporzione di circa 1-2 parti di succo per 10 parti di kefir.

Nota

Va bene qualunque succo zuccherino. Si può utilizzare un succo o centrifuga o smoothie di frutta preparato direttamente dalla frutta fresca, oppure anche dei succhi di frutta già pronti acquistati al supermercato. È possibile anche, per comodità, utilizzare dei pezzetti di frutta interi.

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Tappare la bottiglia, e lasciare ancora 24-48 ore a temperatura ambiente

Nota

Durante questa seconda fermentazione anaerobica, senza grani, si consumeranno quasi completamente gli zuccheri, e si formeranno le bollicine di anidride carbonica rendendo il kefir decisamente frizzante.

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Trasferire e conservare in frigo

Nota

Una volta messo in frigo, il kefir si conserva bene con tutti i fermenti vivi e vitali per circa una settimana. Trascorso questo tempo, potremo ancora berlo ma sarà sempre meno probiotico.

Domande frequenti

Piccoli grani crescono.

Via via che si adattano e diventano vitali, i nostri grani cresceranno e si moltiplicheranno, raddoppiando ogni circa due settimane. Ma quando iniziano a diventare troppi, sbilanciano il rapporto con l’acqua zuccherata, per cui la fermentazione avviene troppo in fretta e solo a carico delle specie più attive, e ciò non va bene. Per questo, dobbiamo sempre cercare di mantenere la proporzone di 2-4 cucchiai di grani di kefir per ogni litro di acqua zuccherata. Di conseguenza, via via che aumentano i grani, o aumentiamo proporzionalmente la quantità di kefir prodotta, oppure dobbiamo eliminarli.
Possiamo donarli ai nostri amici e conoscenti che desiderino produrre il kefir a casa propria, oppure possiamo mangiarli come probiotico, magari aggiungendone qualche grano in uno smoothie, oppure ancora possiamo utilizzarli per fare qualche esperimento di fermentazione diretta (vedi oltre).

Posso aggiungere i grani di kefir direttamente a un succo di frutta?

I grani aggiunti direttamente a succhi di frutta, fermentano bene ma si indeboliscono, per cui diventano via via meno attivi e smettono di riprodursi. Per mantenere una vitalità ottimale dei grani e propagare nel tempo una coltura attiva e sana, dunque, è bene aggiungere i grani della nostra coltura principale unicamente ad acqua zuccherata, senza altri ingredienti, riservando i succhi di frutta per la seconda fermentazione, senza grani.
Diverso invece è il discorso per i grani in eccedenza, che ci troveremo via via a dover eliminare dalla coltura principale per evitare che aumentino troppo.
Con questi grani in eccesso, possiamo certamente sperimentare alcune fermentazioni dirette, aggiungendo cioè i grani direttamente al succo di frutta, e lasciando fermentare a temperatura ambiente per 24-48 ore.
Ottimi esperimenti si possono fare ad esempio aggiungendo i grani di kefir direttamente a succo di mela, succo di mirtilli, succo di uva, = succo di mango o succo di maracuya. Un altra bevanda che fermentano molto bene i grani di kefir d’acqua è l’acqua di cocco.

La coltura di grani è poco vitale e non si riproduce

Non è necessariamente un problema se i grani non si riproducono costantemente, a patto che rimangano vitali e non diminuiscano, e che il kefir riesca bene. Per stimolare la riproduzione dei grani, proviamo ad aggiungere alla coltura principale una fettina di limone non trattato, con tutta la sua buccia, e un paio di datteri essiccati o un cucchiaio di altra frutta essiccata (albicocca, fichi, uvette…), assicurandosi che siano di produzione biologica e senza conservanti, in particolare senza solfiti.

Posso produrre il kefir utilizzando un kefir prodotto in precedenza, senza grani?

No, perché molti dei microorganismi fermentanti caratteristici del kefir si riproducono solo sui grani e non passano nella bevanda. La fermentazione senza grani è possibile solo come seconda fermentazione, successiva a una prima fermentazione che deve necessariamente essere operata dai grani di kefir.

Posso usare i grani del kefir di latte per produrre kefir d’acqua?

No, perché i due scoby sono selezionati per fermentare substrati diversi. I grani per il kefir d’acqua non sono dunque gli stessi del kefir di latte, ma si sono selezionati in ciascuno famiglie diverse di microorganismi, e in diverse proporzioni. Con molto tempo e molta pazienza. è possibile convertire uno nell’altro, ma non ne vale la pena e il consumo di ingredienti: molto meglio procurarsi direttamente i grani adatti per la bevanda che si vuole produrre: grani di kefir d’acqua per fare il kefir d’acqua, grani di kefir di latte per fare il kefir di latte.

Come faccio se mi devo assentare da casa?

Il principale vantaggio del kefir d’acqua è la estrema velocità e facilità della sua preparazione, il principale problema invece è la necessità di propagare regolarmente la coltura ogni 24-48 ore, pena l’indebolimento o la morte dei grani.
Se abbiamo impegni e dobbiamo assentarci, al massimo possiamo attendere fino a 72 ore prima di procedere al trasferimento successivo, ma solo eccezionalmente, non tutte le volte, altrimenti in breve tempo i grani si indeboliranno. Se dobbiamo assentarci per più di tre giorni e fino a una settimana, possiamo trasferire il barattolo coi grani e l’acqua zuccherata in frigorifero, in modo che la fermentazione proceda più lentamente. Consideriamo però che al nostro ritorno i grani potrebbero avere bisogno di uno o due giri prima di ritornare completamente attivi e vitali. Se invece dobbiamo assentarci per tempi superiori alla settimana, dovremo essiccare o congelare i grani per addormentare le colture, ma al nostro ritorno saranno necessari diversi giri prima di avere nuovamente grani attivi. La soluzione migliore è appassionare i nostri amici e parenti alla produzione di kefir, e distribuire loro i grani in modo che comincino a produrlo anche loro. In questo modo, avremo sempre qualcuno da cui recuperare dei grani attivi per ricominciare la nostra produzione al ritorno da assenze prolungate.

Dr. Stefano Vendrame
Nutrizionista, Fulbright Alumnus,
Ph.D. Scienze della Nutrizione

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