Molte volte, il ‘
cerchio alla testa’ che può venire dopo aver bevuto
qualche bicchiere di vino, soprattutto se
bianco, non è dovuto all’alcol, ma alla presenza nel vino di
anidride solforosa e solfiti. Tali sostanze, infatti, soprattutto in alcuni
soggetti predisposti, possono causare
effetti indesiderati fino ad arrivare a
reazioni allergiche. Il loro utilizzo è tuttavia ammesso in alcuni prodotti sulla base di un
rapporto rischi/benefici, come abbiamo descritto più dettagliatamente
in questo articolo.
Nel vino fanno ‘miracoli’
Il maggiore impiego di solfiti viene fatto in
enologia, perché tali additivi conferiscono una lunga serie di
vantaggi microbiologici, tecnologici e sensoriali nella
produzione del vino.
In primo luogo hanno
attività antisettica, inibendo
batteri acetici (che causerebbero
acescenza trasformando l’alcol in acido acetico), i
batteri lattici (che producendo acido lattico causerebbero una serie di
off-flavors quali girato, amaro, agrodolce, filante), e alcuni
lieviti e muffe indesiderate come Candida mycoderma (che causa un difetto del vino noto come
fioretta, dovuto alla trasformazione dell’alcol etilico in
acetaldeide).
Tale attività antisettica è tuttavia
selettiva, e favorisce la
selezione dei
lieviti più
desiderati per la
fermentazione del mosto, in particolare gli
ellittici a scapito degli
apiculati, i quali producono molti
metaboliti secondari che alterano il sapore, e hanno rese peggiori. Hanno anche una attività direttamente
stimolante nei confronti dei lieviti, stimolandone la
crescita e la
trasformazione dello zucchero in alcol etilico.
E non è finita qui…
Ancora, i solfiti grazie alla loro
attività antiossidante e riducente,
proteggono il mosto e il vino dall’azione ossidante
dell’ossigeno dell’aria,
rallentano l’ossidazione del ferro (da Fe++ a Fe+++), inattivano e distruggono le ossidasi e
impediscono così anche
l’ingiallimento e la
maderizzazione dei vini bianchi (quella alterazione di natura ossidativa che colpisce vini bianchi e rosati, desiderata invece nel vino Madera).
Svolgono anche una serie di
funzioni tecnologiche, ad esemplo favoriscono l’
estrazione e la
solubilizzazione delle
sostanze coloranti e dei
polifenoli nelle
enocianine, e favoriscono la
sedimentazione dei composti colloidali del mosto.
Infine, contribuiscono anche al miglioramento del
profilo sensoriale, favorendo insieme all’acetaldeide la formazione di
glicerina e
conservando la freschezza dell’aroma del vino.
Ma possono anche essere usati in modo disonesto
L’utilizzo massiccio di solfiti nella produzione del vino veniva
spesso fatto in passato da alcuni produttori che volevano
mascherare la bassa qualità delle uve di partenza. Se infatti partendo da uve sane e di giusta acidità
bastano meno di 5 g per ettolitro di solfiti
per ottenere tutti gli effetti positivi elencati sopra, ne occorrono anche
dieci volte di più per sanificare uve ammuffite. Per evitare tale
pratica adulterativa, la
legislazione fissa dei
limiti ben precisi alla presenza di solfiti nei diversi tipi di vino (
150 mg/L di SO2 nei
rossi,
200 mg/L nei
bianchi).
Si può produrre vino senza utilizzare solfiti?
È
certamente possibile produrre il vino senza utilizzare solfiti come additivi, se l’uva di partenza è di ottima qualità e il processo ben controllato. I
lodevoli sforzi di tali attenti produttori, purtroppo, sono
infangati da altri
produttori meno responsabili i quali spesso, per non utilizzare i solfiti,
utilizzano molti
altri additivi e coadiuvanti,
anche peggiori, che
non devono peraltro
essere indicati nell’etichetta (il vino, infatti, è venduto
senza indicazione dell’
elenco degli ingredienti).
Per questa ragione, fino a quando non sarà obbligatorio indicare tutti gli ingredienti, gli additivi e i coadiuvanti utilizzati nella preparazione di un vino,
scegliere un vino prodotto senza solfiti non è garanzia di una scelta migliore. E proprio per questo, la legislazione che disciplina le
produzioni “bio”, nel caso del vino, ha scelto di non richiedere l’assenza di solfiti come requisito, ma solo di imporre
concentrazioni più basse (
100 mg/L per il
rosso,
150 mg/L per il
bianco), a garanzia di una buona qualità dell’uva di partenza.
Può esistere un vino completamente privo di solfiti?
Se
produrre un vino
senza aggiungere solfiti è possibile, avere un vino
completamente privo di tali sostanze è
tecnicamente impossibile in quanto piccole quantità di anidride solforosa vengono
prodotte naturalmente dai lieviti durante la fermentazione, anche senza l’aggiunta di tali additivi. Tali
concentrazioni sono tuttavia
molto basse, e la legge consente di etichettare come “
senza solfiti” i vini che abbiano una concentrazione di solfiti
inferiore ai 10 mg per litro.
Conclusione
L’utilizzo di anidride solforosa e solfiti in enologia è molto più
rigidamente regolamentato e controllato rispetto al passato. Grazie al
miglioramento dei processi e delle
condizioni igieniche, il loro utilizzo a
scopo adulterativo non è più necessario, e comunque scongiurato da
controlli più stringenti.
Un
utilizzo moderato di questi additivi nella produzione di vino, invece, offre
numerosi vantaggi e
non deve preoccupare, a meno di essere
allergici o
particolarmente sensibili a queste sostanze.
I vini prodotti “
senza solfiti”, purtroppo, possono anche
celare l’utilizzo di
altri additivi o coadiuvanti tecnologici
non necessariamente migliori, che
non devono essere indicati in etichetta.