Come si vede nel grafico ad esempio, nel caso della soia, l’
ammollo di 12 ore ne riduce il contenuto di circa il 30%. La successiva
fermentazione per preparare il tempeh, ne
dimezza ulteriormente il contenuto. Infine, dopo una conservazione per tre giorni e la cottura finale, il contenuto si dimezza una seconda volta. Complessivamente, dunque, al momento del consumo il contenuto di acido fitico è
ridotto di oltre l’80% rispetto alla soia di partenza (
Ref 2,
Ref 3).
La
soia fra tutti i legumi e i cereali è il
più ricco di fitati come anche altri cosiddetti antinutrienti, e non a caso nelle preparazioni tradizionali è quasi sempre fatta
fermentare o utilizzata dopo
lunghi ammolli.
È soprattutto l’
acidità a indurre l’
attivazione delle fitasi. Nel caso della
lievitazione del pane integrale, ad esempio, l’utilizzo di una
lunga lievitazione con il lievito madre riduce il contenuto di fitati in modo
assai superiore rispetto ad una lievitazione rapida con il lievito di birra.
E non solo per il tempo più lungo della fermentazione, ma anche perché la fermentazione dei
batteri lattici produce
acidi organici che,
acidificando l’impasto, attivano in modo più consistente le fitasi,
liberando più minerali e
aumentando così il valore nutrizionale del
pane integrale.
Sono meglio i cereali raffinati?
Una
raffinazione completa dei cereali elimina quasi completamente l’acido fitico, come pure molti altre sostanze potenzialmente in grado di
interferire con l’assorbimento dei nutrienti, quali lectine, saponine, inibitori enzimatici e la stessa fibra alimentare.
Sono dunque meglio? Assolutamente no. Insieme ai principi antinutrizionali, infatti,
la raffinazione decima anche il contenuto di tutti i
nutrienti utili.
Ad esempio, nella farina raffinata c’è l’
80% in meno di zinco rispetto a quella integrale. Anche considerando che in quella integrale la presenza di fitati limiti l’assorbimento di parte del suo zinco, in ogni caso
ne assorbiremo di più.
In definitiva,
i cereali raffinati non conterrano principi antinutrizionali, ma sono
completamente svuotati anche
di principi nutritivi, ad eccezione delle
calorie vuote degli zuccheri che vengono
assorbiti così
rapidamente da causare
massicci picchi glicemici e di
insulina, assolutamente negativi.
L’organismo è capace di adattarsi
L’intestino umano ha una
straordinaria capacità adattativa per quanto riguarda l’
assorbimento dei minerali. Esso è in grado di
aumentare l’assorbimento dei vari minerali quando gliene servono di più o quando ce n’è in giro di meno, e ovviamente al contrario di
diminuirla quando ne ha già troppi. Si vedano al proposito gli
storici esperimenti di Jackson (
Ref 4) sull’assorbimento dello zinco, e di Hallberg (
Ref 5) sull’assorbimento del ferro in presenza di acido fitico.
In presenza di un
consumo frequente e regolare di alimenti contenenti
fitati, dunque, l’organismo è in perfettamente in grado di
adattarsi incrementando la capacità di assorbimento dei minerali interessati dalle interazioni con tali molecole.
Ha anche effetti positivi
Come sempre c’è anche l’
altra faccia della medaglia. L’acido fitico non è solo un principio antinutrizionale, ma è anche studiato per
diversi effetti benefici (
Ref 6).
In sintesi, le ricerche sull’acido fitico si concentrano soprattutto sul suo
potenziale protettivo nei confronti delle
malattie tumorali, per tutta una serie di meccanismi, il primo dei quali riguarda proprio la sua
capacità chelante. Infatti, così come può chelare i minerali, chela anche - ove mai fossero presenti -
sostanze tossiche e radioattive, evitando dunque che queste possano
interagire con la mucosa intestinale o peggio ancora essere assorbite. Esercita quindi una
attività protettiva in primo luogo nei confronti del
tumore al colon. Ma non solo, perché in realtà l’acido fitico ha anche la
capacità di modulare la
differenziazione e la
proliferazione cellulare, e di
indurre apoptosi nelle cellule neoplastiche. Inoltre, è anche un
antiossidante naturale, in grado di
inibire le specie reattive dell’ossigeno (i cosiddetti
radicali liberi), ed è probabilmente questa la spiegazione principale degli effetti positivi dell’acido fitico che sono stati osservati non solo nei confronti delle cellule tumorali, ma anche nei confronti delle
malattie cardiovascolari,
neurodegenerative e in generale di tutte quelle condizioni che hanno alla base
processi infiammatori.
Conclusione
In conclusione,
non esiste alcuna evidenza epidemiologica che, in presenza di una dieta generalmente equilibrata,
i fitati introdotti con gli alimenti
possano esercitare effetti negativi misurabili
sull’assorbimento dei minerali. Al contrario, è possibile che svolgano
attività protettive per la nostra salute.
La loro
presenza in legumi e cereali integrali
non giustifica dunque
particolari preoccupazioni, soprattutto se tali alimenti vengono
consumati con regolarità consentendo all’organismo di
adattarsi per quanto riguarda l’assorbimento dei minerali, e
opportunamente preparati mediante processi di
ammollo, fermentazione, germinazione o
cottura.